5.4.07

Il mondo di Quark


"Io non la mangio la frittata!!"
La vocetta acuta di mia nipote mi fa trasalire. Quattro anni di femmina.
Come faccio a contestare le sue opposizioni??
E' necessario fare un passo indietro.



Mia nipote torna dall'asilo.
Passa da casa delle zie prima di rientrare.
Tutto normale.
Mi dice che deve dirmi qualcosa di importante.
Mi prende il viso tra le mani.
Vuole che la guardi.
"Allora è proprio importante", penso...
comincia:
"Zia Steste devi sapere una cosa..."

Prego i lettori a questo punto di far partire in sottofondo della musica del programma di divulgazione "Quark".

Riprendiamo.

"...quando prepari una frittata e ti cade un pò di uovo per terra tu devi stare molto attenta..."

"Ok, devo stare attenta quando cucino a non fare porcate.."..capito.

Continua..

"perchè se un pò di uovo ti finisce in testa e si rompe.."
"perchè mai dovrei mettermi le uova in testa???"
"l'uovo si rompe ed escono fuori i pinocchi"
"i pinocchi??"
"si, la maestra ha detto che dall'uovo escono i pinocchi e poi mi devo tagliare tutti i capelli"



Inutile spiegare che nel limitato orizzonte di senso di una normalissima bimba di quattro anni le uova dalle quali escono i fastidiosi animaletti che infestano i capelli, "i pinocchi" per l'appunto, siano quelle da frittata.

E inutile dire che sarebbe stato folle da parte mia provare a scardinare "Il Verbo" della Maestra, Divinità incarnata per i bamboli dell'asilo.

Sghignazzo un pò, come credo avrebbero fatto tutti, e proseguo con la mia vita.


Torniamo a oggi...


"Io non la mangio la frittata!!! Dentro ci sono i pidocchi!" assa fà...almeno ha imparato come si dice...


Capisco che mia nipote non mangerà più le uova fino all'età della ragione!

Grazie Signora Maestra!!!



MadamaES

Insonnia

Una volta ho letto da qualche parte che esistono due tipologie di pensiero:

  • i pensieri verticali, che si fanno quando si sta all'impiedi
  • i pensieri orizzontali, che si fanno quando si sta a letto.

L'autore di questo scritto (credo fosse un articolo di giornale), inoltre, sosteneva che un brutto pensiero vericale non sarà mai brutto quanto un brutto pensiero orizzontale.


Stanotte ho compreso sulla mia pelle quanto questa cosa sia drammaticamente vera.

Sono le 23 passate, il programma di prima serata è finito e stranamente le mie palpebre non danno ancora segno di cedimento.

Io sono una da sonnellini comatosi. Mi occorrono almeno 9 ore di sonno ogni notte per essere vitale l'indomani. Amo ripetere spesso che mi sono necessarie le ore di sonno di un neonato per carburare a pieno regime.

Ma torniamo alla res.

L'improvvisa mancanza di sonno non mi preoccupa. Vuol dire che stasera guarderò anche la seconda serata tv.

A parte che devo faticare un bel pò prima di trovare qualcosa di "guardabile"...dribblo un vespa, un mentana e un chiambretti e approdo a un Totò d'annata su una rete privata...

Sospirone.

Mi beo con il "principe"...un'ora e tre quarti di puro godimento.

("Noi sempre gelati" , "uèèèèèèèèèèèèèè! Funicolare senza corrente!" ; ecc.ecc.).

Il film finisce. Sghignazzo ancora.

Guardo la radiosveglia : l'una e mezza!..e io ancora non ho sonno...

Vabbè...cambio canale...

Ancora una volta devo farmi largo tra robe eterogenee: ragazze al telefono molto "accaldate", televendite di plantarimaterassifrullatoriguainesnellenti; programmi di approfondimento religioso..

Mi rendo conto che non c'è nulla per me.

No problema.

Spengo la TV e "accendo" un libro: il "mio" Guareschi, lui mi farà compagnia.

Mi immergo nella lettura di pagine lette e rilette migliaia di volte ma sempre piacevoli.

....

A un certo punto sento gli occhi stanchi, guardo la sveglia: sono le tre!!

Comincio a star male, a soffrire per questa incapacità di chiudere gli occhi e spegnere il mio cervello.

Un moto di orgoglio... "sono più forte io dell'insonnia!" penso...mi giro su un fianco.."Adesso si dorme!".

...

Niente da fare...

Mi rigiro tra le lenzuola come una tarantolata.

Mi vengono in mente tutti i luoghi comuni sull'insonnia e le perle di saggezza di amici in materia.

A un certo punto sento sul corpo briciole di pane..."Chi caxxo ha mangiato nel mio letto!??!..ecco perchè non riesco a dormire..."

In realtà nel mio letto ci saranno due granelli di polvere...ma quando non riesci a dormire ogni piccola scusa ti pare plausibile.

Mi alzo, rifaccio il letto, scuotendo bene le lenzuola, le mie sorelle ronfano beate.

Le odio!!!

Letto rifatto, "Mò si! Adesso si che dormirò!".

Mi sdraio tra le lenzuola ormai fredde, un'occhiata fugace alla radiosveglia: tre e mezza!

Chiudo gli occhi. I numeri fluorescenti della radiosveglia si sono colorati a inchiostro indelebile nella mia mente e scorrono inesorabilmente.

Niente da fare.

Non riesco a dormire.

Tento anche quegli imbecillissimi esercizi per agevolare il sonno, contare le pecore, esercizi di visulizzazione..

Nulla.

Sono le quattro.

E qui inizia la fase più drammatica.

Iniziano i famosi "pensieri orizzontali".

Nell'ordine penso a:

    • malattie,
    • morti,
    • insuccessi,
    • inimicizie,
    • tradimenti,
    • futuro incerto,
    • problemi finanziari,
    • problemi professionali.

Alle 5 sono ridotta uno straccio. Sono sudata, impaurita e ho mal di stomaco.

Da sveglia non avrei mai pensato a queste cose e di certo non tutte assieme.

Tutto all'improvviso comprendo la differenza tra pensieri orizzontalie pensieri verticali.

Prendo la decisione estrema: mi alzo e mi preparo una camomilla. Almeno da desta i pensieri orizzontali se ne dovranno andare.

Macchè!

Si alzano, nell'ordine, madre, sorella maggiore e sorella mediana preoccupate per me.

"Ma stai bene?...Ma che è successo?...Che problemi hai?..Ma vuoi andare al pronto soccorso?"...

Le mie parole calme e pacate tranquillizzano il "matriarcato" ma i miei pensieri veleggiano in tutt'altra direzione "Ma gli azzacci vostri, no??"

Formulo contemporaneamente un pensiero di gratitudine per la proverbiale riservatezza di mio padre che se ne è rimasto a letto senza aggiungere ulteriori amarezze al mio stato.

Vorrei rimanere in cucina a fare colazione ma...le mie "tre mamme" mi fanno capire con i loro modi che resteranno lì a guardarmi finchè non starò bene e tranquilla tornerò a letto.

Non sono affatto tranquilla ma piuttosto che stare lì e guardarle mentre mi guardano sfoggio un gigantesco sorriso e dico di sentirmi meglio.

Ritorno a letto.

Idem loro.

Unica differenza: dopo venti minuti loro russano rumorosamente e io sono ancora sveglia.

Le odio!

Ricominciano le ondate di pensieri grami.

Non voglio ritrovarmi a apensare a quelle cose orribili.

Sono quasi le sei....

Il lettore mp3!!!!

Prendo il lettore dalla borsa con l'ultima selezione di podcast.

Cuffiette nelle orecchie...vaime...conigli..littizzetto...

L'ultima volta che guardo la radiosveglia sono le sette e un quarto.

Alle otto mi svegliano. Devo andare a lavoro.

Ho dormito una mezz'ora.

Come sarà questa giornata?

Sopravviverò a otto ore con il mio boss in questo stato?

Vi fo sapere.

E voi, insonni d'italia, riuscite a dominare attacchi di questo tipo?

Attendo racconti e consigli, MadamaES.

25.3.07

Giacomino


Questa notte sono venuti a riprendere Giacomino.
Erano oramai due mesi che Giacomino stava con me e mi ci ero affezionato. Giacomino ora non mi sorriderà più, seduto sul carrello della mia macchina da scrivere, ma io sono contento lo stesso.
È una storia vecchia di due mesi, dunque.
La mezzanotte era passata da parecchio e io continuavo a raccontare le mie piccole vicende alla macchina a scrivere che poi le raccontava in blu al foglio bianco.
Mi parve, a un tratto, di sentire un fruscio d’ali fuori al balcone e interruppi il mio lavoro. Effettivamente era un fruscio d’ali. Forse un piccione sperduto.
Nella mia lontana giovinezza, andavo a cogliere di notte gli usignoli nel loro nido, e gli usignoli – dicono- dormono con gli occhi aperti. Spensi la luce, socchiusi con estrema cautela le imposte del balcone, allungai lentamente il braccio. Sentii due aluzze tiepide agitarsi fra le mie dita: doveva essere un tordo, più che un colombo.
Richiusi le imposte e riaccesi la luce.
Non era un tordo: era un bambinello alto una spanna, con un camicino bianco che gli arrivava fin sui piedini, con la testolina ricciuta e con due aluzze sulle spalle.
Era molto spaventato, ma io lo accarezzai con dolcezza ed egli sorrise, guardandomi coi suoi occhietti neri e rotondi.
Gli dissi qualcosa, ma non mi rispose: non sapeva ancora parlare. Alzò il braccino e mi indicò la sveglia. Lo feci sedere sul tavolo e gli misi davanti la sveglia. Cominciò a giocare e, ogni tanto, mi guardava e rideva mostrandomi due dentini piccoli come grani di riso.
Io allora feci notare al buon Dio che non era una buona cosa mandare in giro di notte delle anime così piccole, delle anime di bambini che non sanno ancora parlare.
Il buon Dio non rispose e io ripresi a pestare sulla macchina.
Il bambinello abbandonò la sveglia e guardò l’ordigno con enorme interessamento. Era un affarino alto una spanna, pesava quanto una noce: lo misi a sedere sul carrello della macchina e ripresi a scrivere. Si divertiva; quando sentiva suonare il campanello, mi guardava e rideva: aspettava con il ditino alzato che suonasse il campanello.
Presi a scrivere più in fretta, poi ancora più in fretta perché il campanellino suonasse più spesso.
“Ti chiamerò Giacomino” comunicai al bambinello, e l’omarino mi tese le braccia: aveva sonno.
Lo misi a dormire in una tasca della mia vestaglia di lana: poi chiusi la tasca con uno spillo e appesi la vestaglia all’attaccapanni del mio studio.
Per due mesi Giacomino mi fece compagnia. Ogni notte lo toglievo dalla tasca della mia vestaglia e lo mettevo a sedere sul carrello della macchina da scrivere. E Giacomino se ne stava fermo, immobile, e, quando il campanello suonava, alzava il braccio, mi guardava e sorrideva.
Era un cosino alta una spanna e pesava quanto una noce: non parlava mai, non piangeva, era un a piccola anima silenziosa.
Non volava neppure: stava seduto sul carrello della mia macchina da scrivere e aspettava che suonasse il campanello.
Una volta una manina gli scivolò sul foglio: io pestavo sui tasti a capo basso e, quando me ne accorsi, era troppo tardi. Quando me ne accorsi, guardando i foglio, che nell’ultima riga mancava un’intera parola, era troppo tardi. La parola era scritta tutta sulla manina di Giacomino. Era una parola banale “pipa”.
Giacomino non pianse, ma io fascia la piccola mano con un angolino di fazzoletto e, con un po’ di fil di ferro, costruii una ringhieretta di protezione sul carrello della macchina da scrivere.
Alla domenica, quando c’era il sole, salivo in bicicletta con Giacomino nascosto dentro il maglione. Poi, quando arrivavo in un prato solitario, legavo una lunga funicella al braccio di Giacomino e lo facevo volare.
Ora Giacomino non mi guarderà più, seduto sul carrello della mia macchina da scrivere: ma io sono contento, anche se ieri sera sono venuti a riprendere Giacomino.
Era passata di parecchio la mezzanotte e qualcuno ha bussato alla finestra. Ho aperto ed è entrata una giovane donna con un candido camicione e due alette sulle spalle.
“Sono due mesi che lo cerco” mi ha spiegato. “Siamo caduti tutt’e due da un balcone del quarto piano. Si ricorda? Eravamo sul Corriere il giorno dopo” ha aggiunto con una punta di vanità. “Anche lui era sul giornale. Così piccolo, già sul giornale. Siamo caduti tutt’e due dal quarto piano: una ringhiera rotta. Ma lui è partito prima di me e quando, dieci minuti dopo, sono partita anch’io non m’è più riuscito di trovarlo. Si era smarrito. Ho cercato per due mesi e ora l’ho ritrovato. La ringrazio, signore.”
La giovane donna ha preso fra le braccia il suo Giacomino e se n’è andata. Ma Giacomino piangeva e tendeva la manina verso la mia macchina da scrivere: voleva rimanere con me a sentir suonare il campanello.
Richiuse le imposte, ho ripreso a lavorare. Accidenti, però, che fatica a metter giù due parole ora che Giacomino non mi guardava più, seduto sul carrello della macchina.
Ma sono contento. Bisogna che mi convinca che sono contento. Chi sa cosa dirà il buon Dio quando vedrà che, sulla manina di Giacomino, c’è scritto “pipa”? Non sono riuscito a cancellare.
Non bisognerebbe mai scrivere con il nastro copiativo.
Vi ho parlato di una strana faccenda e ne è uscito un bel pasticcio.
Ma cosa ci posso fare? Adesso che Giacomino non mi guarda più, seduto sul carrello della macchina, io fatico in modo enorme a mettere insieme quattro parole.


(Giovannino Guareschi, Lo Zibaldino, pag. 9-12)


Oggi un altro regalo per i lettori che incapperanno in queste pagine…
Un’altra perla per tutti coloro che hanno voglia di sentire profumo di buono.
Io rileggo spesso il mio amato Giovannino Guareschi.
Aspetto i commenti di altri suoi estimatori.

MadamaES

23.3.07

Il mio mondo - scena 1

Una porta...
Da una strada ho l'opportunità di guardare dentro.
Mi avvicino.
Scatto una foto con il cellulare.
Rimango incantata dalla bellezza dell'immagine.
Mi fermo.
Guardo oltre?
Non ci penso proprio.
Sono una che adora il limen io...una kafkiana.
Adoro stare sulla soglia.
Una voyeurista dell'esistere.
Amo guardare...dalla mia posizione. Con le spalle coperte dalla mia esperienza e gli
occhi rivolti al nuovo.

Giorno due. Mi avvicino giusto di un passo. Non voglio turbare l'equilibrio dell'immagine nè essere sconvolta dal materiale squallore della cosa. L'immagine è triste, povera ma mi fa pensare.
Penso alla vita. Alla famiglia. All'esistere.
Senza "poeticità" stucchevoli.

Ma penso.

Questa porta è diventata il mio mattutino momento di decompressione

Oggi pensavo che vorrei comprarla questa casa...curarla.

Sono strana?


MadamaES




Ore otto


Alle ore otto precise suonò la sveglia del bambino che non andava mai a scuola, e Antonio uscì dalla casetta con la vanga ispalla.
"Buongiorno Bice, buongiorno Adele. Signor Paolo i miei rispetti".
Passando, salutava i morti, che con fremiti di fiori o piccoli, impercettibili movimenti della terra gli rispondevano.
Carezzò l'erbetta del bambino che non andava a scuola, e fermatosi dinanzi a una tomba su cui crescevano bellissimi ravanelli:
"Signor Michele" disse "fra pochi giorni mia moglie sarà madre".
"Auguri" fecero i ravanelli.
"Mia moglie sarà madre ma questa felicità è venata di tristezza: io non sarò padre!".
I ravanelli tacquero: rispondere era difficile.
"Il vero padre è lontano, oltre le colline, oltre il mare, eppure fra pochi giorni entrerà nella nostrra casetta con gli occhi, coi gesti di un bambino, e io gli bacerò le manine".
E i ravanelli, zitti.
Il signor Michele era morto a ottant'anni, e da due giaceva sotto l'erba. Come morto, perciò, era giovane ed inesperto. Più sapiente di lui era un bimbo di due anni, morto da ottanta, che gli giaceva presso.
Giaceva, ormai polvere, con accanto una palla e un orsachiotto: un mucchietto di polvere che una mano bastava a contenere, ma quante cose sapeva, quantii segreti non gli erano più segreti, quali risposte avrebbe date se Antonio lo avesse interrogato!
Ma Antonio, come tutti, del resto, badava troppo alle apparenze, e riteneva più saggio il vecchio Michele morto da poco che non l'antioco bimbo con l'orsacchiotto.
Chi giuoca non viene mai preso sul serio.
Il bimbo sapeva la verità sulla vita e sulla morte, ma aveva l'orsacchiotto e la palla.
"Che può sapere questa polverina?" pensava antonio.
E si limitava ad affettuosi colpetti sull'erbetta, come si fa sulle guance dei bambini.

(Giovanni Mosca - "Non è ver che sia la morte..."- 1941- pag36-37)


Oggi vi ho donato una fetta di poesia.
Nulla di mio.
Buona giornata a tutti.

MadamaES

21.3.07

Parigi è sempre Parigi



  • Qui una volta era tutta campagna

  • Una volta si poteva uscire tranquilli alla sera

  • Non ci sono piu' le donne di una volta

  • Una volta si poteva lasciare la porta aperta

  • Una volta ci si divertiva di piu'

  • Le nevicate di adesso non sono come quelle di una volta

  • Ai miei tempi i giovani rispettavano di più gli anziani

  • Ai miei tempi la scuola era molto più dura !

  • Una volta qui c'era il mare

  • Con il blu ci sta bene tutto

  • Vent'anni vengono una volta sola

  • Mancano i valori

  • L'importante e' essere giovani dentro

  • L'importante è essere belli dentro

  • Chiusa una porta se ne apre un'altra

  • I soldi non fanno la felicità

  • Con l’euro si spende il doppio

  • Gli affari sono affari

  • I soldi non sono tutto nella vita

  • Non è per i soldi: è il principio !

  • E' il pensiero quello che conta

  • L'importante e' partecipare

  • Si e' sicuri solo di morire

  • Sono sempre i migliori ad andarsene per primi

  • Basta che c'e' la salute

  • Nella vita non si puo' mai sapere

  • C'e' sempre una prima volta

  • La vita e' bella perche' e' varia

  • Non c'e' mai fine al peggio

  • Non c'e' due senza tre

  • Non ci sono piu' le mezze stagioni

  • Quando si va a dormire troppo stanchi non si riposa mai bene

  • Chi disprezza compra

  • La speranza e' l'ultima a morire

  • Tutte le strade portano a Roma

  • Gli occhi sono lo specchio dell'anima

  • Oggi a te domani a me

  • Non è bello ciò che è bello è bello ciò che piace

  • Si stava meglio quando si stava peggio

  • Nel mio disordine trovo tutto

  • L'importante è che le scarpe siano comode

  • Se lasci una bistecca a mollo nella coca cola per un'ora non ci rimane niente

  • Se mio nonno aveva le ruote era una carriola

  • Il bue dice cornuto all'asino

  • Oggi vanno tutti di fretta

  • Che tempo balordo!

  • E’ tutta colpa del buco dell'ozono !

  • Non ci sono più le mezze stagioni

  • Piove sempre sul bagnato

  • Il brutto tempo mi mette di cattivo umore

  • Con 'sto tempo non si sa più come vestirsi

  • Non è tanto il caldo... quanto l'umidità !

  • Non fa freddo, è umido

  • Il vino fa buon sangue

  • Mangia che diventi grande

  • Pensa ai bambini del terzo mondo che muoiono di fame

  • Per sapere com'è la fame dovevi vivere in tempo di guerra

  • Dove si fermano i camionisti e' li che si mangia bene

  • L'amore non ha eta'

  • L'uomo non è di legno.

  • Al cuor non si comanda

  • Lontano dagli occhi, lontano dal cuore

  • La prima volta non si scorda mai

  • Ogni lasciata è persa

  • Se non ti ama non ti merita

  • La carne è debole


Oggi al colloquio con le "signore bene" le ho sentite TUTTE!!!

Abbasso i luoghi comuni...please....

MadamaEs




Le cose veramente disoneste no!

Storia di Bassano

Bassano era un ladro. Ma non il solito ladro che ruba denaro, ferramenta, fili elettrici, orecchini. Rubava i fiori alle piante, le penne ai pavoni, e se ne ornava.
Quando in città si vedeva un alberello spoglio o un pavone senza coda :”è passato Bassano” si diceva. E le guardie a cercarlo, sino a che lo trovavano nascosto in qualche forra o in mezzo all’erba alta, tutto adornato di fiori di pesco o meravigliosamente caudato da pavone.
Lo portavano davanti al giudice, ma a quanto si può condannare uno che ruba fiori di pesco.
A poco.







Bassano entrava in prigione, ma i fiori rubati non s’erano ancora appassiti che già ne usciva.
Rubava anche le foglie, quelle piccole e tenere, appena nate.
Quando da qualche segno del cielo capiva ch’era prossima l primavera, s’appostava presso qualche albereto, pronto a rubare le foglie nell’istante stesso in cui fossero spuntate. Le metteva in un sacchetto e scappava via.
“se sapessero” pensava “che ho rubato la primavera!” ed era furto grave, ma le guardie danno più importanza a una penna di pavone o a una pompa di bicicletta che alla primavera, e lo lasciavano girare liberamente per la città col sacchetto della primavera in tasca.

(Giovanni Mosca -
Non è ver che sia la morte... - 1941 - pag 26-27)

Io sono Bassano.
Sbagliata due volte agli occhi del mondo.
Disonesta e stupida.

Ma che ne sanno loro di quanto leggera sia io?
Pensino alle loro pompe di bicicletta, agli affari, al tempo da non perdere...
Sciocchi.
Io ho rubato la primavera.


MadamaES




Amapola, lindisima amapola






Amapola, lindisima Amapola

sera siempre mi alma

tuya sola

yo te quiero amada nina mia

igual que ama la flor la luz del dia

Amapola, lindisima Amapola

no seas tan ingrata

mirame

Amapola, Amapola

como puedes tu vivir tan sola

Amapola, lindisima Amapola no seas tan ingrata

mirame Amapola, Amapola como puedes tu vivir tan sola.



Il cielo solo sa quali e quanti problemi io abbia con questa lingua (questioni personalissime…inutile stare a precisare la natura delle mie idiosincrasie) ma…vuoi mettere la bellezza di questa canzone in originale con l’imbecillità delle approssimative traduzioni in italiano o in americano?

Languide parole…suggestioni…immagini…



Certo, ritengo occorra una donna “adeguata” cui regalare tali parole.
Una donna come questa meravigliosa creatura di Magritte.






Bella, eterea…per nulla spaventata all’idea che la colomba gliela faccia addosso! (solo a quelle come me succedono queste cose...e fidatevi…succedono).
Questo post è dedicato alle donne come lei...

Ma pure a quelle stortignaccole come me...
Perchè..se è vero che certe parole sono meravigliose quando vengono "regalate", è altrettanto vero che leggerle o "auto-regalarsele" può rendere lieve la giornata.

Buongiorno, lindissime Amapole!


Stamane me ne vo cantando…

madamaEs

20.3.07

Non è ver che sia la morte...


...diceva Giovanni Mosca nel 1941 citando Metastasio, ribaltando con sapida ironia lo spirito melodrammatico dell’originaria affermazione (Non è ver che sia la morte il peggior di tutti i mali: è il sollievo de' mortali che non vogliono soffrir. - Adriano in Siria, III, VI).
Non è ver che sia la morte…dico oggi io appropriandomi della sua visione disincantata dell’esistere.

L’altra sera rileggevo le immortali parole relative alla formula chimica e al procedimento per la creazione del bicloruro di cavallo ( Cav Cl4 = Cl2+ Cav Cl2 )1 tra le lacrime mi sono messa a pensare ai mille, assurdi, folli, normalissimi accadimenti dei “tempi in cui viviamo”.
In un paese fintamente autorevole, immerso fino al collo nella retorica, totalmente privo di senso dell’umorismo e dell’ironia, pronto a stroncare l’intelligenza critica e a premiare l’imbecillità consenziente, voglio in queste pagine ritagliarmi un angolino per le mie riflessioni ad alta voce.
Non sono meglio di altri, nè più intelligente...solo diversa.
Questo spazio è dedicato a me e a quelli simili a me.
A quelli che guardano la vita con disincanto, a coloro che trovano una ragione per sorridere anche nei momenti più duri, a coloro che riconoscono il cinismo come un "valore"...
A costoro...e solo a costoro...benvenuti in questo blog.

Nessuna polemica.
Odio litigare...
Dico quello che penso.
Parlo solo di ciò che mi interessa.
Osservo esclusivamente il mio mondo.
Del rimanente...non mi interessa, ho pudore, disgusto,...fate voi...

À la prochaine e ricordate che CHI MUORE NON PIGLIA PESCI!!!
madamaEs



1. Per coloro che non avessero letto il libro.
Di fronte a una misteriosa epidemia, inquietantemente simile alla “nostra” influenza aviaria (Mosca scrive nel 1941), che decimava la popolazione, l’unico rimedio trovato dal gruppo di “dotti, medici e sapienti” era rappresentato dal bicloruro di cavallo ottenuto attraverso lunghi e complessi procedimenti di ossidazione di un cavallo!!